20-21 giugno. Giornata mondiale del Rifugiato. ISTANTANEE di profumate suggestioni a cura degli ospiti della Comunità Oasi2.

Tutto nasce dai loro occhi. Occhi curiosi, che interrogano, scrutano, temono, si fidano, rincorrono, attendono…si fermano. Tanti sguardi, istantanee inespresse. Poche parole, difficile esprimersi nella nostra lingua, meglio guardare e tacere…ogni tanto una parola, ma perlopiù tacere. Nasce allora l’idea, “Day Off “. Per il 20 Giugno, giornata mondiale del Rifugiato, diamo loro spazio…tempo…luogo. I protagonisti saranno loro, gli ospiti della Comunità Oasi 2.  I loro stessi smartphone e qualche macchinetta usa e getta e via si parte a catturare immagini, finalmente fermarle su carta e potersi narrare, raccontare sé e il loro mondo con i loro occhi.

E poi un giorno arrivano Aldo e Mirella. Aldo è un ragazzo barbuto e spigoloso, ma simpatico, concreto. Nella vita cattura immagini… lui…così vive. Mirella ha i capelli rossi ed è una donna determinata. Li abbiamo chiamati perché insegnassero ai provetti fotografi a smanettare al meglio con le macchine fotografiche… ma si rivelano subito molto di più…un catalizzatore, una scintilla che da vita alla creatività, una rampa di lancio che libera voli e sogni, vissuti e speranze.

Poi ci ritroviamo tutti intorno ad un proiettore con Aldo, Mirella, gli operatori di Oasi2 e i mediatori….e allora si liberano le parole, si sciolgono, impregnano le immagini di profumate suggestioni… le colorano.

Ancora un’idea: andiamo in gita tutti insieme a visitare la World Press Photo a Bari! Noi piccoli fotografi…osserviamo, scrutiamo i grandi fotografi. Le foto dei barconi, del mare, dei salvataggi…di quelli che non ce l’hanno fatta . E’ il momento della malinconia, del ricordo rimosso, delle lacrime trattenute per troppo tempo…del fratello perduto nel viaggio.

Qualcuno sceglie di raccontarsi a parole, nella propria lingua, attraverso i mediatori, ha bisogno di tirar fuori, di riconoscersi e farsi riconoscere attraverso il linguaggio. Racconta di assenza, mancanza, diversità, nostalgia, confine, momenti di bisogno e spaesamento. E il racconto è una cura.

La fotografia è diventata un ponte capace di rompere le barriere tra tre soggetti: il fotografo, il soggetto ritratto e l’osservatore che a sua volta ne diventerà un interprete. Il potere evocativo delle immagini da la capacità di toccare l’interiorità delle persone al di là del dato rappresentato.

“…Le immagini sulla carta o nella mente non sono importanti in sé.

Sono solo agganci.”

C.S. Lewis, Diario di un dolore

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