ANCHE SE IL TIMORE AVRÀ PIÙ ARGOMENTI, TU SCEGLI SEMPRE LA SPERANZA

ANCHE SE IL TIMORE AVRÀ PIÙ ARGOMENTI, TU SCEGLI SEMPRE LA SPERANZA

L’emergenza sanitaria vissuta dagli operatori e dagli ospiti della Comunità Controvento.

Anche nella quotidianità della nostra comunità, come in quella frenetica del mondo intero, sono arrivati i giorni della pandemia.

Tutto è stato stravolto, tutti i ritmi pian piano rallentati fino quasi a “cristallizzarsi”.

Sia utenti che operatori hanno dovuto fare un grande sforzo per rimodellare rapporti e modi nuovi di interagire, cercando una modalità “sicura” per tutti.

Le reazioni sono state le più svariate, con spesso sfumature quasi comiche: chi ha considerato il virus cosa poco pericolosa e chi, con il suo animo da ipocondriaco seriale, ha visto il virus ovunque.

Man mano che il contagio all’esterno si è esteso ed è cresciuta la consapevolezza di ciò che stava accadendo, sono aumentate le precauzioni a tutela di tutti; stravolta la routine quotidiana, ridotte le compresenze tra operatori, blocco degli ingressi, uso di gel disinfettante, guanti, misurazione della temperatura, distanziamento sociale e mascherine sui volti, quasi scudi per proteggersi e per proteggere. Mascherine che ad alcuni provocano una sorta di imbarazzo, di fastidio, ma che per altri sono invece quasi un “luogo” da abitare, un posto dove nascondersi, proteggersi…e non solo dal virus, uno strumento capace di far mettere uno nei panni dell’altro condividendone l’esperienza ma da prospettive diverse.

Anche nella periferia estrema della città, dove è collocata la nostra comunità, è stato possibile cogliere i cambiamenti che hanno coinvolto man mano tutto il mondo… Oltre alle notizie trasmesse in tv e a ciò che gli operatori raccontano del mondo fuori, è bastato cogliere dettagli che qui non passano inosservati: gli aerei che tagliano il cielo sono quasi scomparsi; anche le barche dei pescatori sono rare in mare, le poche macchine che di solito transitavano da queste parti sono scomparse e anche le aziende dei dintorni hanno chiuso. Resta un elemento presente in maniera “assordante”… il silenzio.

Silenzio in cui ognuno dà voce ai propri pensieri. Ma una delle caratteristiche più belle di questo luogo è la voglia di confrontarsi e mettere in circolo le diverse esperienze, così da scoprire che anche un’esperienza come questa ha qualcosa da insegnare.

«Questo è un tempo che ha messo a nudo le nostre fragilità, non per farci male, ma per renderci più forti».

«La vita è imprevedibile. Serve mantenere la calma. Fanno parte di noi la gioia come anche il dolore; la pesantezza e il sollievo. Serve lasciare lo spazio perché tutto accada! Nella vita tutto ha un inizio e una fine; importante è non mollare mai!».

«Mi sento un leone in gabbia! Io qui, la mia famiglia lontana, spero che tutto passi presto e possa riabbracciarli tutti».

«Serve coraggio. Questo non significa che dobbiamo diventare tutti super eroi, perché avere coraggio è anche semplicemente imparare a sorridere anche nei giorni dolorosi».

«Nonostante tutto credo che questo sia un tempo propizio per riflettere sul senso della propria vita, valorizzando ogni momento, perché ogni istante va vissuto nella sua bellezza e semplicità, che sia lo sbocciare di un fiore o un momento intenso come quello della pandemia».

«Mi sento bloccato, ma allo stesso tempo credo che questo momento possa rappresentare un’opportunità di crescita, un momento in cui riscoprire quei valori persi nel percorso di vita. Ritrovare la famiglia, gli affetti più veri, antichi valori come la solidarietà, l’altruismo e l’attenzione a me stesso e agli altri».

«Nel paradosso di un momento in cui molti dichiarano che siamo in guerra, credo fermamente che questo sia invece un tempo di riconciliazione, un tempo in cui pacificarsi con se stessi e con chi ci è vicino».

«Non ho paura. Più forte della paura sento un forte sentimento di gratitudine. Vedo in questo momento una nuova opportunità, un’esperienza che forse ci serviva. Serviva uno spazio con nuove regole che mettessero ordine nel rapporto con ciò che ci circonda e con chi ci vive a fianco».

E così come raccolti attorno ad un camino a raccontarci la vita, abbiamo un occhio al fuoco che brucia, a volte spaventa, ma fondamentalmente ci tiene uniti e un occhio ai piccoli segni di speranza; perché come scriveva Seneca:

«Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli sempre la speranza».